Quello del geniale Seiling fu un vero e proprio giro del mondo: tornato all'azienda che aveva fondato per disegnare la Edelweiss, ripartì, per il Sudamerica
In precedenza avevo introdotto la storia di uno dei tecnici più prolifici del passato del motociclismo italiano, l'ingegnere Alberico Seiling, e del marchio da lui fondato nel 1923, MAS, che fino allo scoppio della seconda guerra mondiale era un'industria. protagonista del nostro settore. Aggiungo che dal 1927 al 1930 MAS produsse anche motociclette Harlette con motore 175 valvole in testa, marchio fondato in Francia nel 1924 dall'importatore transalpino di Harley-Davidson (da cui il nome "Harlette"). L'attività di Seiling come progettista MAS terminò nel 1935, quando vendette le sue quote ai fratelli Guidetti, già affermati imprenditori nel settore dei motori e delle macchine agricole. I Guidetti proseguirono l'attività industriale della MAS e nell'immediato dopoguerra tentarono una difficile trasformazione con il modello "Stella Alpina", una motocicletta quattro tempi leggera da 122 cm³ con valvole in testa, cambio a tre velocità e telaio elastico con sospensioni. telescopico su entrambe le ruote. Il motore si distingueva per l'esclusivo sistema di raffreddamento che condizionava l'estetica del motore per via della sua originalità.
Dall'esterno si poteva notare l'assenza di alette, poiché il cilindro-motore era contenuto in un cilindro convogliatore all'interno del quale l'aria forzata fluiva da un ventilatore su alette verticali poste nell'intercapedine tra i due cilindri. Rispetto ai modelli contemporanei della concorrenza, la MAS Stella Alpina era decisamente all'avanguardia tecnologica, e anche esteticamente - a parte quel cilindro senza alette che lasciava perplessi la maggior parte dei motociclisti - ebbe molto successo. Eppure non ha avuto successo.
Stardust: le pretese sul motore a scoppio
Nel 1950 MAS presentò la nuova ammiraglia della sua flotta: una 500 bicilindrica singola in testa con una potenza di 23 CV, cambio a quattro velocità a pedale e telaio completamente elastico. L'impostazione spiccatamente sportiva la rendeva particolarmente appetibile, ma scomparve dal catalogo dopo appena un anno - e non è certo che sia mai stata prodotta e omologata - in quanto si trovò una domanda insufficiente, probabilmente a causa dell'altissimo costo industriale. Nel 1951 propose invece un modello utilitario, il monocilindrico Zenith 175 ad aste e bilancieri, che ottenne invece un discreto successo, tanto da rimanere in catalogo per diversi anni e in diverse edizioni delle due versioni prodotto: turismo e sport. Della Zenith fu preparato anche un modello "da corsa" con distribuzione monoalbero, ma il progetto rimase allo stadio di prototipo. Nel 1953 i fratelli Guidetti, titolari della MAS dal 1935, pensarono di risollevare le sorti di un'azienda che non riusciva a recuperare la posizione prebellica sul mercato con una mossa efficace: incaricarono l'ingegnere Bruno Guidorossi di progettare una 500 della Grand Premio che poteva essere competitivo con le quattro cilindri MV e Gilera che imperversavano in quegli anni sulle piste di tutto il mondo. Il tecnico ha optato per un bicilindrico parallelo a doppio albero che è stato costruito come prototipo, ma non è mai stato schierato sulla linea di partenza di una gara. La crisi iniziò a farsi sentire pesantemente nella seconda metà degli anni Cinquanta, quando i primi segnali del miracolo economico e la comparsa delle utilitarie avviarono un graduale ridimensionamento del mercato delle moto. La MAS tentò di reagire al calo delle vendite prima, nel 1954, introducendo una nuova 175 monoalbero, poi riducendo i costi industriali. Alla fine ha optato per un economico 125 a due tempi e uno scooter 50 motorizzato Sachs, ma i risultati non sono stati all'altezza delle aspettative. Così, verso il 1960, il MAS chiude definitivamente i battenti ei fratelli Guidetti lasciano il settore motociclistico.
E Alberico Seiling? L'ingegnere, dopo aver mantenuto un rapporto di collaborazione con la MAS fino al 1937, aveva ceduto alla tentazione di competere con essa fondando un nuovo marchio. L'idea si concretizza alla fine del 1938, quando dalla sua officina di via Brioschi a Milano esce una nuova motocicletta sul cui serbatoio campeggia il nome del designer. Seiling era stato, con il MAS, un pioniere della distribuzione a valvole in testa, tuttavia nella sua nuova creazione, un 350 monocilindrico, le valvole erano stranamente laterali. Dal marchio "Seiling" nello stesso anno si passò a "Sei", poi tutto cambiò: il modello presentato come definitivo nel 1939 era infatti un monocilindrico da 200 cm³ con distribuzione a valvole in testa comandata da bielle e bilancieri, triciclo Burman separato cambio di velocità, telaio elastico con sospensione posteriore a sbalzo e nuovissima: Altea. Anche un furgone motorizzato era dotato di questo motore. Va da sé che il 1939 non era certo l'anno più adatto per avviare una nuova attività industriale: di lì a poco scoppiò la guerra in Europa e anche i motociclisti italiani, pur non essendo impegnati da un anno, avevano altro a cui pensare. Nel 1941 l'Altea chiude i battenti e Alberico Seiling si dedica a un nuovo progetto: un motore bicilindrico da 750 cm³ denominato Delta, a valvole in testa, utilizzabile per scopi industriali o per dotare le moto di sidecar. Non ha avuto seguito. Nel 1947 l'ingegnere che aveva fondato il MAS si riunì con i fratelli Guidetti e disegnò il modello Stella Alpina, quindi entrò in società con loro e con il pilota e tecnico Nunzio Silvestri (che aveva vinto la prima medaglia in sella a un oro italiano MAS a la Sei Giorni Internazionale di Regolarità nel 1929). La nuova azienda si chiamò "GS" (immagino per "Guidetti e Seiling") e nel 1950 presentò il suo primo prodotto: il micromotore Gioiello con cui azionare qualsiasi bicicletta.
Era un monocilindrico di 38 cm³ a due tempi del peso di soli quattro chilogrammi. Era fissato con un morsetto al reggisella a cavallo della ruota posteriore e l'innesto o il disinnesto del rullo di trazione sul pneumatico era comandato dal manubrio tramite una trasmissione flessibile. Il consumo dichiarato era di un litro di miscela per 80 km e la velocità massima sfiorava i 30 km/h. Nel 1953 la cilindrata fu portata a 48 cm³ e il ciclomotore fu messo in vendita sia sciolto che montato su uno speciale telaio di tipo ciclomotore. Dopo il 1954 Alberico Seiling lasciò l'Italia - probabilmente per dissidi con i Guidetti - ed emigrò in Brasile, dove progettò il primo motore motociclistico prodotto nel grande paese sudamericano per la Bugre di San Paolo, una 125 cui ne seguirono altri con spostamenti. da 48 a 175 cm³. Bugre continuò la sua attività nel campo motociclistico fino al 1958 e dopo questa data Alberico Seiling tornò in Italia, a Milano, dove si stabilì fino alla morte.
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